…i teo-remi di monsignor R. L. Burke,
lo smartphone rovente di G. Burchi,
Chico Buarque che ne ha fatti 70,
il soul del compianto Solomon Burke,
il Burkina Faso a caso,
il burqa che non è chador né niqab,
i libri low cost della Bur,
i catoblepa romani di Barca
e il burlesque coast to coast…
Monthly Archives: marzo 2015
Molo perpetuo (da “Tabula rosa”, aprile ’15)
Ciascuno è nella Storia di ognuno,
qui e ora, esse maiuscola di minuscolo
essere, nella memoria di ciò che mai
è stato e che non sarà più, quell’ancòra
già dimenticato di chi sarebbe potuto
non essere (di come avrebbe saputo
dirsi fino a maledirsi o darsi e farsi male)
se solo si fosse fino in fondo spremuto
e fottuto o cosa, se solo e perduto avesse
goduto dal molo sperduto del suo più antico
dolo, nel moto di sé senza se e senza ma,
senza prima né mentre né dopo ma sempre.
L’ideale libertario diffida i facili moralismi e mette al primo posto i diritti individuali
Mentre attendeva nell'”eremo” di Céligny alla sua opera più ponderosa e sistematica, il Trattato di sociologia generale, Pareto metteva mano al “trattatello” Le mythe vertuïste et la littérature immorale (Paris 1911), che fu tradotto con notevoli integrazioni e pubblicato in Italia nel 1914.
Questa succosa e incalzante analisi condensa in modo esemplare l’anima profondamente liberale e libertaria di Pareto, e mette a nudo le tante ipocrisie che si nascondono dietro ogni moralismo proibizionista che, oggi come un secolo fa – in nome di una presunta igiene fisica e morale collettiva -, pretende di vietare irrinunciabili diritti personali dell’individuo.
«Si può leggerlo in due modi, Il mito virtuista. Si può prenderlo come l’opera letteraria di un uomo singolare: logico e passionale, preciso e fantasioso, ironico e caustico, coltissimo di storia e attento alla cronaca. Senza curarsi troppo di dimostrazioni e tassonomie, gustarsi esempi e citazioni, senza voler cogliere l’architettura complessiva, seguirlo su per le scale ripide della sua indignazione e nei saloni sontuosi della sua cultura. È il suo procedimento […] Oppure si può leggere il libro come l’applicazione ad un fatto particolare dei costrutti logici, “residui” e “derivazioni”, su si basa il suo opus magnum, una sorta di intermezzo in quel ventennale impegno.»
(Dall’Introduzione di Franco Debenedetti, editore Liberilibri)

CAPRONIANA
Milano Marintima (sequenza, 11-8-14)
…di ragazze di corsa sulla sabbia la mattina
di volti cristallini di bagnini corallini
di buie traversate sotto un cielo blu corsaro
di albe mai avverate sino al sole più costiero
di spiagge che ho avversato da naufrago seriale
di gioie clandestine condannate alla sveltina…
…di acqua non piovuta sulla rabbia dei vincenti
di sere tramontate in riva alla saliva
di cene lungo il porto giusto in culo alla balena
di lune coi falò per derive ultramarine
di lacrime versate sopra storie smisurate
di tacche ormai smurate di scopate innamorate…
Insana verità di slanci salini
(godi et amo, amore e iodio)
insonne viltà di ore inassalite.
Rose stanche, armi bianche, vampe a caso:
vite a raso abbarbicate agl’infiniti gradini
dell’allagata rampa del non tornar bambini.
I migliori panni della nostra vita
Ehi! Fonzie compie 70 anni! (Wow!)
Happy Days è l’educazione sentimentale:
un esempio di valori forti e famiglia totale
Arthur Herbert Fonzarelli (nato il 10 ottobre 1945), soprannominato “Fonzie” (o anche “The Fonz” in originale), interpretato da Henry Winkler, è il co-protagonista della sitcom Happy Days, prodotta dal 1974 al 1984 (11 stagioni, 255 episodi in tutto). Inizialmente personaggio minore, divenne enormemente popolare e assunse presto il ruolo di punto focale della serie. Principalmente è caratterizzato dalla sua giacca di pelle nera e dal suo tipico intercalare “Ehi!” esclamato alzando il pollice, per il quale ha ricevuto molte critiche positive. In Italia la sit-come andò in onda per la prima volta nel dicembre 1977.
Arthur Fonzarelli, detto “Fonzie”, meccanico e latin lover di grande successo, inizialmente appare un soggetto sbandato, un po’ ispirato a James Dean (del quale possiede anche un poster nel suo appartamentino che si trova sopra il garage dei Cunningham), poi si scopre essere un personaggio di svariate esperienze di vita viossuta che si contrappone in modo metaforico alla coppia Cunningham, saggi genitori borghesi con esperienze più canoniche e qualche tabù.
Fonzie ha una grande esperienza perché è vissuto in strada. Fonzie rappresenta il tipo “cool” degli anni ’50, mai spettinato, con giubbotto di pelle e blue-jeans, a cavallo di una Triumph TR6 Trophy (anche se risiede nella città sede della Harley Davidson), “figo” con le ragazze.
Alla fine è sempre Fonzie a tirare fuori dai guai Richie, Potsie e Ralph (i “pivelli” come li chiama lui) o addirittura fa loro discorsi di morale, che spesso la signora Cunningham fa a lui.
La signora Cunningham è l’unica ad avere potere su Fonzie. Rappresenta un po’ la sua famiglia, visto che lui è cresciuto in strada, e suo padre lo ha lasciato consigliandogli “quando piove non uscire mai con i calzini”. Marion Cunningham è l’unica che può chiamarlo Arthur, tuttavia anche Richie, oltre a essere il suo migliore amico, ha spesso il coraggio di mettere “in riga” Fonzie quando sbaglia; anche Howard Cunningham è una figura molto rispettata dal ragazzo soprattutto per le sue qualità di padre. Con Joanie Cunningham, la sorella minore di Richie (soprannominata affettuosamente “sottiletta” proprio da Fonzie), invece, ha un sentimento di protezione ed è un suo fidato consigliere.
A partire dalla terza stagione della serie, gli autori pensano bene di rendere più “umano” il suo personaggio mettendo in evidenza alcune sue debolezze mai apparse prima, come la vergogna a portare gli occhiali, di commuoversi o di farsi vedere dalle ragazze mentre zoppica in seguito ad un incidente con la moto.
I gesti caratteristici
- Chiamare le ragazze (ad es. per ballare un lento) con lo schiocco delle dita.
- Far partire il Jukebox con un pugno (col quale talvolta spegne o accende le luci)
- Il pollice in alto, che significa “Bene!”, “Ok!”, “Bravo!” spesso accompagnato da un: “Ehi!” che, a seconda del tono ha un significato o meno di approvazione.
- La camminata un po’ da bullo-anni 50
- Il modo di chiudere la porta (lanciandola senza accompagnarla) quando esce contento da casa Cunningham magari esclamando “Wow!”.
- Il sorrisino da bambino sognante le volte che Marion gli bacia una guancia.
Il motto di Fonzie è “le ragazze si cambiano, gli amici no” ed è scritto sul muro del suo “ufficio” (i bagni del locale Arnold’s)… Read the rest of this entry