Monthly Archives: gennaio 2015

Leopardi-mania. Tanta voglia di Giacomo: poeta, filosofo e troppo a lungo ridotto a pessimista

Leopardi-mania. Tanta voglia di Giacomo: poeta, filosofo e troppo a lungo ridotto a pessimista


leopardiNon ci si stanca mai di tornare a Giacomo Leopardi. Lo sa bene Antonio Prete, che da oltre trent’anni studia quel particolare rapporto tra meditazione e poesia che fa dell’opera leopardiana un unicum pressoché labirintico. Da Il pensiero poetante (1980) a Il deserto e il fiore (2004), Prete (che ha insegnato Letteratura comparata a Siena per lungo tempo) ha indagato nel laboratorio di Leopardi, insieme frammentario e progettuale, mettendone a fuoco l’incessante mobilità attorno a motivi ricorrenti come il desiderio, il piacere, la ricordanza, la critica alla civiltà, la finitudine e l’infinito, il rapporto con gli antichi, la lontananza dalla natura e la sua evocazione. Il giovane favoloso, il film di Mario Martone, ha portato sulla scena il poeta e l’uomo, secondo alcuni semplificandone la complessità quasi biologica.

Che cosa ne pensa, professore?
«Aver contribuito a mettere in dubbio lo stereotipo scolastico del pessimismo è un merito del film, che ha anche mostrato come in Leopardi l’abito critico, non rassegnato, fosse insieme vitale e corrosivo, affabile e ironico. La formuletta del pessimismo ha impedito di cogliere come la scrittura di Leopardi sappia tenere insieme la rappresentazione del tragico e la musica del verso, lo sguardo sulla finitudine del vivente e l’apertura costante del desiderio, oltre che la necessità dell’immaginazione. E tutto questo accompagnato da un amore sconfinato per il sapere. Un amore non astratto, ma rapportato sempre all’esistenza individuale, al respiro dei viventi, uomini e animali, al legame profondo che unisce tutte le forme della natura, dalle piante alla luna, dal ritmo della nostra vita quotidiana allo spalancarsi delle galassie»… Read the rest of this entry

Cartoline della settimana

Cartoline della settimana


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Paolol Ruini e Guido Sani al SalePepe a Castellarano

Mercoledì coi giornalisti Paolo Ruini e Guido Sani al “SalePepe” di Castellarano

Mario manifesta in piazza per la libera stampa

Mario manifesta in piazza per la libera stampa

Con lo psicoanalista Luigi Zoja, sala degli Specchi del Valli, sabato 24 gennaio

Sabato con l’analista e intellettuale Zoja nella sala degli Specchi al teatro Valli

Il giornale cartaceo fatto meglio a Reggio

Senza dubbio il giornale più interessante di Reggio

Con il vescovo Camisasca sabato al Museo diocesano per l'incontro annuale coi giornalisti

Sabato con il vescovo al Museo diocesano per l’incontro annuale coi giornalisti

Sabato a cena da Beppe

Sabato a Reggio a cena da Beppe (Salvaterra remix)

Via Guido da Castello, summit editoriale per la collana Myricae

Giovedì pomeriggio in via Guido da Castello per una consulenza libraria

La Rocca di Scandiano, bella perché diroccata

La Rocca di Scandiano, bella perché diroccata

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Self-actualization

Self-actualization


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Il libro più antico della nostra libreria è questo, stampato nel 1905

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montaigneMONTAIGNE

“Dal 1570, ritiratosi nelle sue terre, si dedicò agli studi e alla meditazione. Scelse l’uomo, e se stesso in particolare, come oggetto di indagine. Nel 1581 fu nominato sindaco di Bordeaux: il filosofo svolse con competenza il suo biennio di sindaco e venne rieletto per altri due anni”

La ‘Tour de la librairie’ (torre della biblioteca), al terzo piano della quale Montaigne si ritirava ad elaborare i suoi lavori letterari, era un edificio cilindrico, e resta ancor oggi l’unica parte conservata del Castello di Montaigne a Saint-Michel-de-Montaigne”

“Mi ritiro spesso nella mia biblioteca, da dove comodamente governo la mia casa. È di forma rotonda con un solo lato dritto, tre finestre di ampia e libera prospettiva. Mi piace che sia un po’ inaccessibile. Sotto di me vedo il giardino, la corte, il cortile e tutte le parti della casa. Qui sfoglio ora un libro, ora un altro, senz’ordine e senza programma, come capita; ora fantastico, ora annoto e detto, passeggiando, queste mie idee”

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casanovaCASANOVA

“Lasciò Venezia nel gennaio 1783 e si diresse verso Vienna. Per un po’ fece da segretario all’ambasciatore veneziano Foscarini, poi, alla morte di questi, accettò un posto di bibliotecario nel castello del conte di Waldstein a Dux, in Boemia. Lì trascorse gli ultimi tristissimi anni della sua vita, dal 1785 fino alla morte, datata 1798″

“Vecchio e malandato, Giacomo Casanova, bibliotecario nel castello di Dux in Boemia, rievoca la sua vita densa di amori e di avventure. Prima, da giovane, a Venezia dove, incarcerato per le sue sregolatezze, evade dai Piombi e comincia a vagare per le corti europee conducendo una vita brillante, ricca di amori, di truffe, di onori. Con il passare del tempo però il suo successo si va appannando; molte porte gli si chiudono in faccia, la degradazione fisica e morale va accentuandosi con sempre maggiore celerità” 
(Il Casanova di Federico Fellini, 1976)

L’artista è guastafeste. Chi ha paura di lui?

L’artista è guastafeste. Chi ha paura di lui?


artista“L’analisi che Rank ci dà della dimensione psicologica dell’artista induce a un’amara riflessione: la sofferenza dell’individuo creativo va imputata a una ostinata incomprensione da parte del collettivo. Come ho avuto più volte occasione di ricordare, l’artista è sempre guardato con sospetto dalla società perché la sua vitale e propositiva risposta al dolore dell’esistenza si trasforma in una testimonianza troppo ingombrante per il collettivo, la prova vivente che è possibile svincolarsi da regole e divieti per esprimere in piena libertà il proprio messaggio, la propria verità. Un ‘guastafeste’ così scomodo rischia sempre di essere, per eccesso di difesa, emarginato, come le biografie di molti artisti (quelli veri) testimoniano”

(Aldo Carotenuto, “Breve storia della psicoanalisi”, Bompiani 1999, a proposito della prima fatica di Otto Rank, “L’artista”, scritto nel 1905 e pubblicato nel 1907)

Numero zero, il nuovo romanzo di Eco sui riti e i vizi del mondo dell’informazione

Numero zero, il nuovo romanzo di Eco sui riti e i vizi del mondo dell’informazione


“Il giornalismo cialtrone è sempre esistito ma prima c’era una barriera di divisione dal giornalismo serio che con le tecniche di settimanalizzazione si è infranta, e che nel 1992 è andata definitivamente a pezzi. Dopo il 1992, è sempre stato più difficile distinguere tra la serie A e il giornalismo più scadente”

ecoNumero zero (Bompiani) è il settimo romanzo e 43° libro per Umberto Eco, il maggiore semiologo italiano che ha avuto un grande successo anche nella narrativa: la sua prova d’esordio, Il nome della rosa (1980), tradotta in 47 Paesi, ha venduto circa trenta milioni di copie nel mondo.
La sorpresa della nuova opera di Eco è che è dedicata al mondo dell’informazione: da un esperto di mass media ti aspetti un saggio, non un romanzo. Un romanzo in forma di giallo che riprende alcuni dei temi che l’autore ha affrontato in altri libri: dal problema della verità alle teorie del complotto, queste ultime sviluppate soprattutto nel Pendolo di Foucault e nel Cimitero di Praga.

Numero zero si svolge nel 1992, nei tre mesi che vanno dall’arresto di Mario Chiesa, che segnò l’inizio di Tangentopoli, al giugno di quell’anno. Protagonisti del libro sono i redattori assunti da un cinico direttore, Simei, per confezionare i numeri zero di un giornale, che ha come testata «Domani» e non uscirà mai, concepito da un editore con cognome brianzolo, l’ambizioso Vimercate, come strumento ricattatorio per entrare nel cosiddetto salotto buono del potere economico. Voce narrante è il «dottor» Colonna, in realtà mai laureatosi, ingaggiato come ghost writer da Simei per tenere un diario di quell’esperienza, un libro che si intitolerà «Domani: ieri» che dovrebbe essere un bestseller… Read the rest of this entry

Il silenzio è d’oro (e d’uopo) / 10 righe

Il silenzio è d’oro (e d’uopo) / 10 righe


…i distinguo, le distanze, le distorsioni, le digressioni
le eccezioni, le eccedenze, gli eccipienti, gli eccitanti
le retoriche, le ipocrisie, le ipertrofie, le banalità del bene
il benaltrismo, il nénéismo, il can can democratico (bau!)
la laicità, la liceità, la cecità, la libertà col suo tran tran
il vescovo, la perpetua, il don, la vecchia e pia zia Maria
i falsi miti della Pampa, i bolsi riti della stampa, i divi da tv
le cassandre, le provocazioni, le invocazioni, le premonizioni
il sindaco, il gonfalone, il dottore, l’avvocato, il professore
i bei propositi, i cattivi maestri, gli scarsi esiti, i secondi fini…

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Omaggio alla Francia e a Parigi (due ottave)

Omaggio alla Francia e a Parigi (due ottave)


Un gran libro la raccolta di saggi letterari "Le rovine di Parigi" (1985) di Giovanni Macchia, ristampato nel 2000 (libreria Cap, 27/08/2002)

Un gran libro la raccolta di saggi letterari “Le rovine di Parigi” (1985) di Giovanni Macchia, ristampato nel 2000 (Librairie CAP, 27/08/2002)

…la Francia dei bouquinistes e degli Essais di Montaigne a proposito di libri
la Francia del Gargantua et Pantagruel di Rabelais a proposito di satira
la Francia delle Pensées di Pascal a proposito di Dio – e Bergson e Maritain?
la Francia del Candide e del Traité sur la tolérance del gigante Voltaire
la Francia dell’Emile e del Contrat social di Rousseau (nato a Ginevra)
la Francia della Recherche di Proust, dei Misérables di Hugo e “Ratatouille”
la Francia di Balzac e Zola, di Camus (nato in Algeria) e della comédie Molière
quindi la Francia dei Philosophes, degli Encyclopédistes e di Montesquieu

la Parigi delle Maximes di François de La Rochefoucauld e dei Moralisti
la Parigi dei Nocturnes di Chopin (nato in Polonia) e del Père-Lachaise
la Parigi dei Calligrammes di Apollinaire (nato a Roma) e di Montmartre
la Parigi di Picasso (nato a Malaga) o degli Impressionisti o di Fauré e Satie
la Parigi della soffitta du mal di Baudelaire (e di Verlaine, e di Rimbaud)
la Parigi di Sartre al “Deux magots” (e i Surrealisti, quindi gli Esistenzialisti)
la Parigi degli aforismi di Cioran (nato in Romania) o de La Mer di Debussy
ma anche quella dell’Erba francese di Caproni (“Chi va a Parigi va a casa”)…

Quest'anno ricorre il 30° della scomparsa del filosofo francese Jankélévitch, morto a Parigi il 6 giugno 1985

Quest’anno ricorre il 30° anniversario della scomparsa del filosofo francese Jankélévitch, esperto di musica e pianista, morto a Parigi il 6 giugno 1985