Monthly Archives: gennaio 2014

The Best(iario) – 3 / Nuove sorprese dal web
Grande! Il capogruppo Pd non ha perso lo smalto che caratterizzò l’esperienza di “Quisipuò” (1993)
Goliardata che approviamo: primarie Pd, il candidato sindaco Vaccari su Fb è registrato come “Jack Braciola”!
E intanto la Maffei sarà l’unica sua sfidante

Sono passati tre giorni e “Geibi” (JB) non ha ancora sostituito l’ormai mitica foto con la “manomonca” del suo profilo social: peccato veniale o sottile trovata per far parlare di sé?

The Best(iario) – 3 / Nuove sorprese dal web
Grande! Il capogruppo Pd non ha perso lo smalto che caratterizzò l’esperienza di “Quisipuò” (1993)
Goliardata che approviamo: primarie Pd, il candidato sindaco Vaccari su Fb è registrato come “Jack Braciola”!
E intanto la Maffei sarà l’unica sua sfidante

Sono passati tre giorni e “Geibi” (JB) non ha ancora sostituito l’ormai mitica foto con la “manomonca” del suo profilo social: peccato veniale o sottile trovata per far parlare di sé?


braciola
Crisis management plan: summit carbonaro della Brigata Barattolo oggi pomeriggio nell’omonimo locale, ore 13.30. Nel corso del briefing saranno distribuiti kit elettorali per candidati ironici, proattivi e vincenti, compresi elmetti, aforismi pronti all’uso e ampia gamma di strumenti web per la sopravvivenza attiva… #sischerza #salvaterrapride

Il sindaco Andrea Rossi, invece, su Fb è identificato come “Redhouse76″

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Dal profilo Fb dell'ex vicesindaco Monica Maffei (ph. Simona Guidetti)

Dal profilo Fb dell’ex vicesindaco Monica Maffei (ph. Simona Guidetti)

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Il terzo escluso. Stefano Giovannini taglia il cordone ombelicale (vedi foto) che lo lega a Rossi

Il terzo “incluso”. Steve Giovannini mentre taglia il cordone ombelicale (vedi foto) che lo legava a Rossi

The Best(iario) – 2 / L’immagine è sostanza
Vaccari ha fatto tesoro del nostro consiglio, ma solo a metà, nel senso che – ahi ahi – non ha ancora fisicamente sostituito la foto del suo profilo Fb (quella con una “gelida manina” Addams family style che sbuca da dietro). Un errore. In attesa che lo faccia, tanto vale scherzarci su con un sondaggio rivolto ai lettori-elettori, ovvero: Alberto lo preferite in versione “nude look” o con frangetta? O magari bandana e orecchino, per valorizzare meglio il suo ruolo di candidato forte? Renzi non avrebbe dubbi: “No alle vie di mezzo, osi! E soprattutto aggiunga qualche neo nero come i miei”

The Best(iario) – 2 / L’immagine è sostanza
Vaccari ha fatto tesoro del nostro consiglio, ma solo a metà, nel senso che – ahi ahi – non ha ancora fisicamente sostituito la foto del suo profilo Fb (quella con una “gelida manina” Addams family style che sbuca da dietro). Un errore. In attesa che lo faccia, tanto vale scherzarci su con un sondaggio rivolto ai lettori-elettori, ovvero: Alberto lo preferite in versione “nude look” o con frangetta? O magari bandana e orecchino, per valorizzare meglio il suo ruolo di candidato forte? Renzi non avrebbe dubbi: “No alle vie di mezzo, osi! E soprattutto aggiunga qualche neo nero come i miei”


CASALGRANDE EDUCATIONAL (MORAL SUASION)

20070824-manodonna2Dice il saggio: guai a non concretizzare i consigli di CAP. E’ passato un giorno e il candidato di Sant’Antonino alta – pur recependo positivamente il nostro consiglio – non ha ancora sostituito la foto del suo profilo Facebook (che non gli rende onore: ci auguriamo si tratti comunque di una scelta provvisoria, in attesa di un nuovo book – quindi look – fotografico). I social sono una cosa seria, e anche i consigli amorevoli di amici e colleghi lo sono. Faccia presto, ogni ora persa è consenso perso. Va bene far parlare di sé, creare sorpresa e persino imbarazzo, specie per un candidato poco conosciuto e che in questi cinque anni di vita pubblica (da capogruppo) non ha voluto fare particolare rumore e/o avuto la possibilità di dare o lanciare o lasciare significativi segnali o anche solo segni della sua presenza, ma ci sta, e va benissimo: però sottovalutare il fattore impattante che il web ha sul grande pubblico (senza alcun filtro, senza cioè la mediazione edulcorante di tenenti o colonnelli di partito), perlopiù giovane, sarebbe un peccato mortale per chiunque ambisca a guidare per anni una comunità costituita e anzi fondata per definizione su “reti sociali”, più fisiche ma non più reali di quelle digitali.

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COMPRERESTE UNA BARCA USATA DA UN TIPO CHE SI PRESENTASSE IN PUBBLICO RITRATTO CON UN BRACCIO NON SUO COME QUELLO DELLA FOTO AL CENTRO? NOI SI’, CERTO: MA SOLO SE CAMBIASSE IMMAGINE O ALMENO ELIMINASSE CON PHOTOSHOP QUELL’INQUIETANTE MONCHERINO (PERDIPIU’ VENOSO) CON TANTO DI OROLOGIO TAROCCO E ANELLO AL POLLICE…
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(Satira politica) Punto primo: la foto al centro è (coram populo) da cambiare, o almeno da correggere con Photoshop, eliminando il braccio basculante. Scoglio numero due: optare per un “taglio” alla Pantani (il compianto Marco, un numero uno che ha subito ingiustizie e che ci ha lasciati troppo presto), da cui un Vaccari “Pirata”, o preferire una frangetta mora alla Spock di Star Trek (da cui un Vaccari “Marziano”)?

Ma soprattutto: perché non tagliare la testa al toro e scegliere di indossare una bandana bianca (o fantasia, why not?) come quella esibita dal Cavaliere Mascarato in Sardegna all’incontro con Blair qualche anno fa? Il sondaggio abbia inizio…

Le vie di mezzo non rendono giustizia: Vaccari scelga. Riassumendo: o Pirata (metafora dello sportivo tutto fatica e sudore, che ci crede e combatte, dell’imbattibile scalatore e amato campione – in questo caso elettorale) o Alieno (metafora del candidato outsider, messo lì per volontà altrui ma se non altro estraneo alle beghe e ai ballottini locali) o “Marinaio” (lui che tra l’altro è un velista di rango, capace di salpare da ogni dove e di solcare qualsiasi mare, resistendo a tutte le tempeste: come il D’Alema di Ikarus).

L’amico e consigliere comunale Pd Francesco Magnani intanto rilancia: “Fossi in Alberto metterei su l’orecchino, così da impreziosire e al tempo stesso addolcire i padiglioni auricolari… o magari un piercing di Swarovski al naso, ma non troppo vistoso, quindi mi tatuerei la bandiera della Juve sulla caviglia sinistra (in onore di Rossi) e il sigaro di Montipò in zona pube (per convincere Giovannini a non candidarsi). E poi, sempre fossi in lui, per tutta la campagna elettorale delle primarie indosserei un bel crocifisso d’oro al collo, così da tenere buona la Maffei”. 

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UNA MANO PER AMICO (ma solo nei telefilm)

INTEGRAZIONE AL “PRIMO PILASTRO” (DEI 7 ANNUNCIATI)

Alberto, non farmi sprecare parole!

Alberto, non farmi sprecare parole!

Il candidato Vaccari, finalmente attento e tempestivo, ha preso alla lettera la prima regola della comunicazione (anche politica): sedurre – etimologicamente “portare a sé”, rassicurare, motivare. Le false partenze rischierebbero infatti di compromettere l’obiettivo finale (specie se temporalmente vicino e per certi versi “innaturale” per il competitor di turno, che ai più appare come un attore gettato suo malgrado nella mischia), che in una compition è e resta quello di vincere. E’ la prima impressione quella che conta, checché se ne dica. Senza sentiment non c’è focusing, e dunque nemmeno mission che tenga. Serve feeling (identificazione e proiezione): ne deriverà il posizionamento del brand e, dunque, l’impression (che significa “il numero di volte che una pagina web o un banner viene visualizzato dagli utenti”, ovvero, in generale, il numero di consensi che un soggetto – la politica è oggetto, ma il candidato è sempre soggetto – incasserà, giacché i voti si contano, mica si pesano).

Lui, giustamente, da ex co-fondatore di “Quisipuò” avvezzo all’ironia a denti stretti, se la ride. E’ dotato di innato sense of humour e persino di discreto esprit de finesse, e dico per fortuna (anche se non sempre emergono come dovrebbero e/o non sempre sono usate col giusto timing); tuttavia in queste prime ore di campagna un’incauta (seppure sporadica: e meno male!) frequentazione del mezzo web lo ha esposto all’affettuosa ironia di amici e colleghi, spero non infruttuosa: i quali ci scherzano su ma per dire davvero, mostrandosi d’accordo con noi su certi “ritardi” o certe “acerbità”, e dunque malcelando preoccupazione per l’esito della corrida primaria, tutt’altro che scontato nonostante il diffuso appoggio uscito dalla segreteria (i generali ci sono: ma le truppe?).

Forse perché a digiuno di certe sensibilità, forse perché consigliato male o forse perché impegnato a fare altro in quel di Carpi, suo paese lavorativo e in buona parte adottivo, sembra non voler considerare seriamente il fatto che la curatela di una opportuna “imago” (che non significa solo immagine, ma anche figura, spirito, apparizione, parvenza, visione, aspetto, parabola) sarebbe in grado di fare la differenza (fosse anche quella del profilo Facebook, che è digitale ma reale: non virtuale come i “giurassici” si ostinano a credere) e che una buona comunicazione su carta, video e online – social e web in generale – risulterebbe determinante per emergere nell’agone, almeno in questa prima fase, quella della “presentazione” della candidatura – nel suo caso anche del candidato, che ai più sembra piovuto come un ufo dal cielo nonostante i 5 anni in aula. Vincere le primarie è un conto: vincere le elezioni è invece un altro film, specie col doppio turno.

Dicevamo: abbiamo individuato ben 7 pilastri della saggezza elettorale, applicabili anche alla candidatura di un ingegnere informatico prestato alla politica. Ebbene: Vaccari, ad oggi, con pochi e ben assestati accorgimenti tecnico-pratici (rifiniture, rifioriture, riscritture) potrebbe recuperare il gap (risalendo il fiume in corsa in termini financo “plebiscitari”) che in ipotesi e forse anche in potenza si frappone tra lui e un sentire comune o comunitario (la famosa “percezione”). Alberto è preparato e sufficientemente sveglio, probabilmente anche deciso sebbene “acerbo” delle dinamiche casalgrandesi, dunque non ci metterà granché a far suoi i margini di miglioramento propositivo (e quindi di implementazione relazionale) cui può naturaliter ambire e agevolmente raggiungere, laddove le qualità private dovranno sfondare la quantità pubblica (attenzione però: non serve fare tanto, strafare; basta fare le cose giuste, puntuali, e farle bene – in sintesi: occhio all’effetto “rebound”, al “reuptake”).

I passi in fila. Ieri ne abbiamo indicato uno, il primo pilastro. Ovvero: cambiare l’immagine del profilo e scrivere in modo meno tecnico e più diretto. Perché Alberto potrebbe mostrarsi più “seduttivo” di come si auto-rappresenta nella foto che ha maldestramente scelto e pure nel networking che addirittura manca del tutto sulla sua pagina-diario, e soprattutto scrive molto più “terrestramente” di quanto abbia fatto vedere nella nota in cui accetta di correre per il posto di primo cittadino, zeppa di buro-politichese più o meno come la lettera della segretaria “Marziana” Filippini pubblicata oggi dal Carlino. In politica la forma è sostanza, e questa deve incuriosire, familiarizzare, emozionare. Dopo l’immagine – e qui anticipo il secondo punto – c’è l’immaginazione, cioè un mix di visione e creatività. Ma non voglio dire di più, sennò verrei meno al mio proposito.

Insomma. Avremmo voluto indicare gli altri 6 pilastri, uno dopo l’altro, e oggi sarebbe toccato al secondo, come dicevo poc’anzi, ma è presto: prima bisogna risolvere il nodo del primo. Senza contare che ho dichiarato di rivelarli (le sei regole restanti, cioè i sei punti di criticità dell’operazione-Vaccari sui quali lo stesso e il suo staff dovranno lavorare sodo) solo e solo se verrà inoltrata al temporary team leader building che mi onoro di dirigere una specifica e formale richiesta. E’ passato un giorno, ma nulla si è mosso. E’ sciatteria? Masochismo? Superbia? Che voglia davvero perdere la partita o rinunciare anzitempo alla posta in gioco? Credo di no. Per questo mi permetto di insistere nell’elargire spassionatamente piccoli spunti, “consigli non richiesti”.

Perché non si tratta qui di dare sostanza a un’immagine che non c’è, bensì di dare una forma a una sostanza che c’è, arricchendola di uno slancio che sia trainante per i suoi (il Pd) e trascinante per l’elettorato. Una forza della novità che va narrata (parola chiave: narrazione), che va sbucciata e fatta sbocciare nel suo potenziale. Non è promettere ciò che non si ha, ma valorizzare (dare dignità pubblica a) ciò che si è. Come direbbe Nietzsche, Vaccari deve “diventare ciò che si è già”, non inventarsi chissà quale maschera pur di compiacere chissà chi: mai come al giorno d’oggi le carte scoperte sono sempre le carte vincenti, in barba a tutte le dissimulazioni del caso (tattica e strategia sono invece un altro paio di maniche, che affronteremo eventualmente nelle prossime puntate, così come ci dilungheremo nell’esposizione della dualità dialettica attacco/difesa, sia in termini preventivi che reattivi).

Deve, in sintesi, il guidatore di Ferrari, essere più renziano di Renzi: un renziano della terza ora (delle tre la più brillante, inattaccabile, contagiosa). Si sporchi le mani, esprima una visione sua e non per interposta persona o interposto ruolo o interposta investitura (il “delfinismo” è morto con Martelli, e si è visto la fine che ha fatto Alfano). Si liberi della pappa pronta fornita da volenterosi o volontari galoppini e si metta lui, in prima persona, a correre, visto che è pure un podista. Liberi la mente e butti via gli schemi rigidi, le convinzioni superate, le convenzioni d’un linguaggio partitico ormai perdente, gli equilibrismi di facciata e i commerci di bottega. Faccia l’amore con se stesso pur senza peccare di presunzione: ma pensi in grande e vedrà che metterà incinta il consenso, partorendo fiducia e quindi suggestione carismatica spontanea.

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IL COMMENTO-INTEGRAZIONE (IERI, VIA FB) ALLA PRIMA PUNTATA

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“Vi ho affettuosamente suggerito di cambiare foto… ma non di metterne una simile (che la toppa sia peggio del buco?). Suvvia, ragazzi: dei tanti “punti di criticità” di detta immagine (ad esempio il taglio, i colori, lo sfondo), ne segnalo uno sostanziale: la manomorta “a penzoloni”, magari pure gelida (“Che gelida manina” – cfr. La Bohème di Puccini), fa molto abbraccio mortale (metafora politica?), e soprattutto fa molto Famiglia Addams… Un piccolo sforzo: si deve fare meglio, basta poco. Potete farcela…”.

The Best(iario) – 1 / Consigli non richiesti

The Best(iario) – 1 / Consigli non richiesti


Casalgrande 

Un suggerimento spassionato, da vecchio amico e antico “socio” editoriale.

Sono 7 (sette) le cose che l’ing. Vaccari deve fare, da subito, per vincere le primarie e quindi (nel senso di poi) diventare sindaco.

Primo: cambiare l’immagine del profilo Fb (si segua la regola “co-co-co”: comunicare, coinvolgere, conquistare) ed eliminare il buro-politichese dai comunicati (la regola delle tre “s”: simpatizzare, svecchiare, socializzare).

Le altre sei – i restanti 6 pilastri della saggezza elettorale – saranno elencate ed eventualmente illustrate (dettagliate scientificamente, sviscerate professionalmente) se e solo se verrà inoltrata all’OP che dirigo – laddove OP sta per Osservatorio Privilegiato d’Opinioni Pertinenti – una debita, preventiva e formale richiesta.

Alberto Vaccari a casa nostra nel maggio 2009 (viale della Rocca 1, Scandiano). Il candidato sindaco Pd mostra una copia de L'Occhio, giornale che nel lontano 1996 (dopo l'avvincente esperienza di "Quisipuò", 1993) contribuì a fondare e di cui fu il primo presidente. P.S. Questa mitica foto è stata usata dal Carlino l'altro ieri

Uno scatto che portò bene al capogruppo. Alberto Vaccari a casa nostra nel maggio 2009 (viale della Rocca 1, Scandiano). Il candidato sindaco Pd mostra una copia de L’Occhio, giornale che nel lontano 1996 (dopo l’avvincente esperienza di “Quisipuò”, 1993) contribuì a fondare e di cui fu il primo presidente. P.S. Questa mitica foto è stata usata dal Carlino l’altro ieri

Scandiano: party al pub per i 40 anni di Nacciu, assessore che sa godersela

Scandiano: party al pub per i 40 anni di Nacciu, assessore che sa godersela


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Festa al pub tra appassionati golfisti. Questa sera a Scandiano Matteo Nasciuti ha spento le sue prime 40 candeline (compleanno oggi). Un’occasione per brindare anche al mezzo secolo d’età di Alessandro Gandino (compleanno due giorni fa).

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A “tirare” le orecchie a Nacciu c’erano il sindaco Mammi e gli assessori Pighini e Zanni

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Al FreeStyle, presso le piscine di Scandiano, sono apparse anche la giornalista televisiva Manuela Catellani e due sue amiche. Ottima la collana d’energia cosmica “a cerchi”

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Una bottiglia di vodka ghiacciata, molto gettonata

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Alcuni amici e amiche del festeggiato

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Il parco rinfresco offerto ai presenti. Già: sono pur sempre tempi d’austerity…

Seghe mentali su leggi elettorali

Seghe mentali su leggi elettorali


sega dueItalicum porcellinum condannatellum, unicum condom salva-doxa in famelicus continuum lettianis… dictum factum, alea ad usum et abusum renzinis grillanum berluscanus, ex post in rigor mortis alphaniani sic! ubi quorum minor cessat… ora et labora in levitra caritate, pro nobis nunzio vobis verdinis… senatus magna magna, inocula inocula inocula ad minchiam lex, in saecula saeculorum amen… sex!

Bar sport: “Giù le mani dal biliardino”

Bar sport: “Giù le mani dal biliardino”


calciobalillaSe vi dicessero che, per avere installato un calciobalilla gratuito al posto delle slot machine, un barista di Mestre è stato multato di 1400 euro dallo Stato italiano, pensereste di vivere in un posto di pazzi.

Ma se vi capitasse la fortuna di leggere il limpido documento di condanna della prefettura, secondo cui «il titolare di un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande (per gli amici: bar, ndr) deteneva e consentiva l’uso del gioco calciobalilla senza essere in possesso della prescritta autorizzazione», e questo «indipendentemente dalla gratuità o meno del gioco in questione», capireste l’enormità del reato che ci troviamo di fronte.

Il somministratore di alimenti e bevande non si è limitato a detenere un pericoloso calciobalilla clandestino, irto di ometti rossi e blu non meglio identificati, ma ne ha consentito reiteratamente l’uso gratuito agli avventori. E il fatto che a quel calciobalilla abbia giocato una volta anche Balotelli, episodio citato dall’ingenuo barista come prova di utilità sociale, ne aggrava irrimediabilmente la posizione. E se una pallina colpita con troppa foga avesse sorvolato il locale e centrato in pieno la nuca di un passante, magari (non sia mai) del relatore del documento prefettizio?

Al barista di Mestre sia almeno di consolazione sapere che nei prossimi giorni lo stesso Paese che gli ha appena dato 1400 euro di multa per detenzione illecita di calciobalilla lo premierà come esercente modello per avere sostituito le slot machine con il medesimo biliardino. Il finale più autenticamente italiano della storia sarebbe che il premio consistesse in un assegno di 1400 euro. (Massimo Gramellini, La Stampa, oggi)

Tutto è scritto, niente è letto
È la self-society, bellezza

Tutto è scritto, niente è letto
È la self-society, bellezza


Si va dall’autoscatto all’autopubblicazione passando per i talk show dove si ascolta solo se stessi. Il mondo ormai siamo “noi”

Selfie e foto d'autore, mix vincente

Selfie e foto d’autore, mix vincente

Non che sia una novità il cosiddetto «selfie», da anni non si fa altro, da quando abbiamo incorporato le macchine fotografiche negli smarthphone e la possibilità di pubblicare foto nei social network.
Tantomeno il «self-pubblishing», anche qui da quando c’è internet tutti si self-pubblicano: al principio fu il blog, alla fine il self-book. Nessuno deve giudicarmi, mi giudico da solo, con insindacabile self-decision. Casomai il problema, in teoria, resta farsi leggere. Ma forse, a pensarci bene, neppure tanto.

mileyInsomma la nuova era, già iniziata, di questa spumeggiante self-society, non sarà quella del self-reading? Naturale conseguenza del self-pubblishing, che significa dilettantismo di massa neppure più distinguibile come tale perché non c’è più nessuno a distinguere niente. Cogito ergo sum, ergo scrivo, ergo mi autopubblico, ergo mi autoleggo e chi s’è visto s’è visto. Stringi stringi: che bisogno c’è dell’editore? Mi pubblico io. Che bisogno c’è del lettore? Mi leggo io. Infatti da anni in editoria non si sente più parlare di «passaparola», cosa volete che passino. A me, per esempio, arrivano solo richieste di aspiranti scrittori che vogliono essere letti. Visto che scrivono a uno scrittore hanno letto mezzo mio libro, sono miei lettori? Ci mancherebbe, non fanno neppure finta.

gagaÈ il nuovo upgrading del sessantottismo culturale, il livellamento di ogni gerarchia all’interno di un’unica gerarchia globale, l’auto-individualismo senza individuo. Per cui se, come ha denunciato en passant in un’intervista anche Aldo Busi, è saltato completamente «il filtro industriale» nella produzione di testi letterari (ma aggiungo anche estetico, gerarchico, culturale), alla fine non si capisce chi dovrà leggere cosa di diverso da se stesso.
miley dueIl self-reading è il risultato della scrittura non più in rapporto con niente, è un amo da pesca lanciato per amare e pescare se stessi. Come esperimento scientifico do-it-yourself chiunque abbia un profilo facebook può rendersene conto: scrivete uno status su qualsiasi cosa e subito si riempie di commenti schizofrenici e chilometrici in cui ognuno scrive la sua senza aver letto la tua. È inutile chiedersi «ma cosa c’entra?». C’entra perché conta riempire uno spazio, in biologia si chiamerebbe nicchia evolutiva, in economia quota di mercato, nella psicologia del web è un travaso di nulla nel nulla, una logorrea autoreferenziale.
Zuckerberg lo ha capito quando ha chiamato la bacheca «diario», ossia informare gli altri non della straordinarietà, ma della quotidianità delle proprie vite ordinarie. Mi sono svegliato, sono allegro, sono depresso, ho mangiato, ho pisciato. Non si posta una foto perché ci si sta arrampicando come Tom Cruise sul Burj Khalifa, è sufficiente mostrare lo zampone con il cotechino cucinato dalla zia per capodanno.

La provocante star Miley Cyrus fotografa dal grande Terry Richardson

La provocante star Miley Cyrus, personaggio dell’anno 2013, fotografa dal grande Terry Richardson

È lo stesso fenomeno che, in forme diverse, imperversa ovunque, dal conoscente che ti saluta per chiederti «ciao, come sto?» ai programmi in televisione. Come i talk show, dove in teoria è tutto sociale, dalla “piazza” pulita al servizio “pubblico”, e dove apparentemente si litiga, si discute, ci si indigna, mentre in realtà ognuno parla ascoltando se stesso parlare, si chiama self-listening. Dove dall’altra parte si suppone un ascoltatore intento a fare del self-listening, con la televisione accesa solo per postare il suo commento in 140 caratteri. Molte trasmissioni lo hanno capito e pubblicano in diretta i tweet: un’indagine ha rivelato che mandare in onda i tweet aumenta l’ascolto, ossia l’auto-ascolto. Si noti che in tv ormai nessuno commenta mai i tweet inviati, passano in sovraimpressione e basta perché tanto basta.
È come un teatro con due specchi riflessi uno nell’altro al posto del palco e della platea. Il parlamento italiano stesso dà questa impressione: un autoparlamento, un self-parliament.

bukowskiNon riesce a fare una legge elettorale perché vorrebbe eleggersi da solo, vorrebbe le self-elections. Anche chi se ne tira fuori lo fa per finta, anzi l’esempio massimo è proprio Beppe Grillo: ha abolito il contraddittorio, fa il controdiscorso contro Napolitano prima ancora di sentire il discorso di Napolitano, parla solo lui mandando affanculo tutti, perfino i suoi. Ormai, perché anticipi veramente il futuro della società, si aspetta solo il passo successivo: il self-fanculo.

(Massimiliano Parente, “Il Giornale”, oggi)