Improvviso #99

Improvviso #99


uccello

 

Condensava in sé svariate obiezioni d’in-coscienza,

vantando di produrre siero d’isolata appartenenza.

 

In antitesi all’abiezione di chi si bea d’altrui cilici, quasi un’Antigone

nel farmi lirico antidoto al desolato cinismo dei famelici finto-felici:

come un’antilope in fuga da divoratori di favori – i sapropelici amici!

spezzare la catena già pesante della pena. (Lì, nel canto anti-emetico

di livida prossemica: quella ruvida ortoprassi d’ermetico clangore!).

 

Dettava legge, con l’ago in pancia.

Dispensava iniezioni di fiducia a ore. Lui, come un novello Galeno,

fiero nel suo “agocentrismo” pio e indolore (né rovello né veleno).

 

Nell’eco della sera, senz’alcun rimorso o nesso, ritrovò un solo se stesso.

Riannodò il filo del discorso. Tornò a essere, di sé, il re. “Ego” di bilancia.

 

(Lo è da sempre,

lo sa da adesso).

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