Coronarie (perché proteggerle è un dovere)

Coronarie (perché proteggerle è un dovere)


piano minimal

M’affascina, a mo’ di case study, il mito dell’eroe maledetto braccato, sbroccato, sfuggente e fuggitivo. Imprese coronanti che sono balsamo per le coronarie.

Poiché per questioni d’estetismo anarchico simpatizzo (da spettatore esigente ostile al pre-giudizio della gggente che scambia o sacrifica morale e stile) per la trasparenza guascona del perseguito e per certi aspetti perseguitato ragazzo (perseguitato in primis dall’idea apodittica e apocalittica di se stesso – idea in se stessa) che pur avendo tutto ha saputo avvicinarsi al niente.

Un grande romanzo di formazione (e deformazione), l’uno contro tutti in quel frullato di realtà-slealtà che è la vita, tra ascese e cadute, ridiscese ardite e ricadute massime (sperando che, fedeli come siamo ai finali di partita edificanti, ciò porti a rinascite interiori e rilanci ulteriori).

Forza-Fabrizio-Fabrizio-tieni-duro, che qui non si tifa Hobbes ma Rousseau: a te che sei capace di farci un po’ sognare e un po’ pensare, irreality sciò delle nostre fughe da fermi, di questi nostri cervelli transfughi svenduti o rivenduti al “vado, l’ammasso e torno” – in ore pigre di giorni agri devoluti in beneficenza o destinati alla deficienza, ore di sere risolte (dissolte) in poche o finte gite d’evasioni più pie che piene.

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