diario minimalista di un'epoca massimalista (minima umoralia)
gen22
Elogio della (sala) conservazione nella fu civiltà della conversazione (cfr. B. Craveri, Adelphi): dopo i lunedì del Mulino (Bianco) e i mercoledì da leoni con Le parole della politica adulta, il Comune vara i venerdì della Pugna. Previste folle oceaniche, allertato il soccorso alpino, i City Angels, l’Anci, l’Enci, l’Arci, l’Anpi, l’Acli e l’Ater La leggendaria nuvola di Fantozzi (a proposito, il 30 dicembre ha compiuto 80 anni: auguri!) esiste eccome e scatena un’intempestiva tempesta di palpabilissimo imbarazzo sui candidi suoli e limpidi gangli del solito e solido potere politico-culturale reggiano. Di più: ieri in biblio è partita in pompa lagna la rassegna Piagnist… pardon: Planisfero, otto incontri ad alto tasso elitista (ripeto: elitista, non etilista) sponsorizzata – tra gli altri – dai colossi locali Iren e Coopsette, due aziende-molossi che nelle ultimissime ore… vabbè, dai, lo sapete già (oh, se non è sfiga questa…)
Reportage esclusivo! Il clan-club-claque dei marsiliesi cooperanti e cooperatori (anche detto “pool degli ottimati”) riunito ieri in seduta pubblica presso l’esclusivo Circolo Panizzi in occasione della presentazione postuma (il volume è uscito nel giugno scorso) del saggio a quattro mani del Professore Max-imo. Seduti in tribuna numerata anche Ildo C. (in versione poeta prolifico) e Giordy G. (capo-settore “conservatore”… di libri). In platea gli er mejo fichi del bigoncio, intellettuali e internettuali di varia estrazione e astrazione, ragazze adoranti attratte da pile d’incunaboli odoranti d’antico e comparse d’ogni rango e censo (mancava solo un po’ umanità aviaria, cioè eminentemente politica, unitamente a un briciolo d’amenità un po’ più varia, ma tant’è). Sul podio d’alloro anche l’assessore Giovanni C. (nella duplice e mal conciliata veste di leguleio berlinese e filosofo amante dei cine-Panattoni), il fine dicitore Cuperlo (da cui la celebre “rivoluzione cuperlicana” de sinistra) e l’ex parlamentare Bernardi. Assente giustificato il manager bibliomane e marito eccellente Mauri B. (presidente del pensatoio dedicato a Banfi – no, non è Nonno Libero, ma un omonimo). In platea, infine, acronimi a tre e a due cifre, ovvero SDA, ADN, CBG, NM, PF, RR, AL e altri studiosi titolati (a mo’ di titoli di coda…)
Venerdì 18 gennaio, nel pomeriggio, presso la Sala del Planisfero della biblioteca comunale Panizzi (settore Conservazione), s’è svolto il primo incontro della rassegna “Planisfero”, da noi ribattezzata affettuosamente “I venerdì della Pugna”, sponsorizzata da numerosi colossi coooperativi.
Da Wikipedia: “Il Gioco delle Pugna era una competizione ludico-militare, che si svolgeva nella città toscana di Siena nel Medioevo. Nato insieme ai Giochi di San Giorgio, fu tuttavia più apprezzato di questi ultimi da parte della popolazione senese.
Il gioco nacque dopo la proibizione del più violento Gioco dell’Elmora, nel mese di novembre del 1261 e continuò fino al XVIII secolo, svolgendosi principalmente nel periodo di carnevale.
La competizione consisteva nello scontro fisico dei giovani appartenenti ai tre Terzi di Siena (le suddivisioni amministrative e militari della città) nella conca in cui andava formandosi Piazza del Campo. I partecipanti dovevano combattere a mani nude, coperti da una sorta di cestelli di vimini. Il vincitore era incoronato di alloro. Il Terzo di Città (il più popoloso al tempo) combatteva di norma contro gli altri due (il Terzo di San Martino e il Terzo di Camollia, di costituzione più recente e perciò meno popolosi). Lo scopo era quello di costringere gli avversari al di fuori dello spazio delimitato.
Pare che subì una crisi nel 1324, perché i partecipanti avrebbero cominciato a tirarsi pietre, passando presto ad armi convenzionali e giungendo a una vera e propria battaglia con forconi e mannaie. Dovettero intervenire il Vescovo della città e numerosi religiosi per riuscire a ristabilire l’ordine. Quel giorno Agnolo di Tura riferì che «era tanto rumore nel Campo, che parea andassine il mondo sotto sopra»”.
Al bel dibattito sul documentato (e scritto bene, dobbiamo dirlo) saggio dedicato alle minoranze della storia d’Italia hanno partecipato, tra gli altri, gli autori Panarari e Motta, l’assessore Catellani (arrivato alle ore 18.40 laddove l’incontro era fissato per le 17.30), il politico on. G. Cuperlo, l’assessore comunale a Reggio e collaboratrice dello studio legale Catellani-Romolotti N. Maramotti, il presidente Boorea e dunque poeta booreale I. Cigarini, il capo-settore biblio G. Gasparini, l’on. A. Bernardi, il libraio Gazzini, i Max-friends A. D. Nuzzo e M. Montanari (usciti poco dopo l’inizio dell’incontro), la Max-addicted S. D. Antonio, P. Ferraboschi, R. Rabacchi (insieme alla madre) e gli scrittori C. B. Guarienti e A. Leccese. Assente M. Brioni, in panchina G. Pagliani e amiche.
In programma, il 18, la presentazione (con dibattito ma senza buffet: beh, un aperitivo vista l’ora ci stava) del libro “Elogio delle minoranze” (edito da Marsilio, da cui l’affettuosa denominazione “clan-club-claque dei marsiliesi” – dovuta alla nostra invidia di esclusi: speriamo in un ripescaggio) e firmato dai reggiani Max Panarari e Franco Motta.
Il volume, uscito nel giugno scorso, è stato precedentemente presentato al Campovolo di Reggio nel corso della Festa Nazionale del Partito Democratico (mercoledì 29 agosto – c’eravamo anche in quell’occasione, in quanto aficionados dell’argomento). Padrone di casa Leoni (Pd, presidente Rete), ospite d’onore lo storico e saggista e giornalista di Repubblica e spin doctor di Bersani Miguel Gotor (coetaneo di Panarari in quanto pure lui nato nel 1971).Del suo volume “Lettere dalla prigionia” (Einaudi, premio Viareggio-Rèpaci 2008 per la saggistica) il reggiano e dossettiano Alberto Melloni ha scritto: «Un’edizione critica rigorosa delle lettere che Moro scrisse negli ultimi cinquantacinque giorni della sua vita (…) Un bel lavoro storico, che merita di essere acquistato: per capire, o almeno per vaccinarsi dal bla-bla generalista degli anniversari».
Marsilio è la casa editrice (veneziana: il 51% è del gruppo Rcs) di Cesare De Michelis, fratello del socialista craxiano Gianni. Marsilio a Reggio è conosciuta anche perché ha pubblicato i primi due romanzi di Giuseppe Caliceti (“Fonderia Italghisa” – di cui per primi scrivemmo, sulla prima pagina del Carlino nel lontano 1996 – e “Battito animale”).
Il precedente e fortunato libro di Panarari, “L’egemonia sottoculturale”, è uscito nel 2010 per l’Einaudi, casa editrice acquistata nel 1994 dal gruppo Mondadori (Berlusconi), al quale appartiene tuttora.
Negli ultimi anni il professore universitario ha curato per conto del comune di Reggio (col via libera dell’assessore alla Cultura in carica da 9 anni, alias Giovanni Catellani, fan del filosofo Riccardo Panattoni, che i reggiani hanno avuto modo di conoscere durante le prime edizioni del festival “Fotografia Europea”, di cui è stato consulente) diverse iniziative o pubblicazioni, tra cui i “Lunedì del Mulino” (“Mulino” nel senso di casa editrice e annesso thinktank bolognese discretamente vicino a Prodi) e “Le parole della politica” (altro ciclo d’incontri molto interessanti, aperto dall’ospite speciale e politologo Piero Ignazi, direttore della rivista bimestrale “Il Mulino” fino al 2011).
Gli Ottimati (in latino Optimates, cioè la “setta dei migliori”) erano i componenti della fazione aristocratica conservatrice della tarda Repubblica romana.
Da Wikipedia: “In origine influenzavano la vita politica romana, essendo la gestione della Res Publica appannaggio soltanto di quella ristretta cerchia di nobili che avevano le possibilità e la cultura per dedicarsi alla politica. In seguito alla Secessione dell’Aventino, però, le classi popolari e piccolo e medio borghesi riuscirono a ritagliarsi una fetta di potere, da esercitare mediante loro rappresentanti: i tribuni delle plebe, magistrati dotati di potere legislativo (per esempio il diritto di veto su qualsiasi legge o decreto del Senato), nonché di auctoritas, ovvero l’autorità morale. Inoltre erano conferiti della sanctitas, ossia la sacra inviolabilità della loro persona, che rendeva ogni atto sovversivo, finalizzato a danneggiarli materialmente o fisicamente, un delitto gravissimo. Per rispondere a questa organizzazione politica del popolo, anche i patrizi romani si allearono tra di loro nel movimento politico degli “optimates” (it. “ottimi”, “nobili”), cioè il partito aristocratico”.
Venerdì 18 gennaio, nel pomeriggio, presso la Sala del Planisfero della biblioteca comunale Panizzi (settore Conservazione), s’è svolto il primo incontro della rassegna “Planisfero”, da noi ribattezzata affettuosamente “I venerdì della Pugna”, sponsorizzata da numerosi colossi coooperativi.
Da Wikipedia: “Il Gioco delle Pugna era una competizione ludico-militare, che si svolgeva nella città toscana di Siena nel Medioevo. Nato insieme ai Giochi di San Giorgio, fu tuttavia più apprezzato di questi ultimi da parte della popolazione senese.
Il gioco nacque dopo la proibizione del più violento Gioco dell’Elmora, nel mese di novembre del 1261 e continuò fino al XVIII secolo, svolgendosi principalmente nel periodo di carnevale.
La competizione consisteva nello scontro fisico dei giovani appartenenti ai tre Terzi di Siena (le suddivisioni amministrative e militari della città) nella conca in cui andava formandosi Piazza del Campo. I partecipanti dovevano combattere a mani nude, coperti da una sorta di cestelli di vimini. Il vincitore era incoronato di alloro. Il Terzo di Città (il più popoloso al tempo) combatteva di norma contro gli altri due (il Terzo di San Martino e il Terzo di Camollia, di costituzione più recente e perciò meno popolosi). Lo scopo era quello di costringere gli avversari al di fuori dello spazio delimitato.
Pare che subì una crisi nel 1324, perché i partecipanti avrebbero cominciato a tirarsi pietre, passando presto ad armi convenzionali e giungendo a una vera e propria battaglia con forconi e mannaie. Dovettero intervenire il Vescovo della città e numerosi religiosi per riuscire a ristabilire l’ordine. Quel giorno Agnolo di Tura riferì che «era tanto rumore nel Campo, che parea andassine il mondo sotto sopra»”.
Al bel dibattito sul documentato (e scritto bene, dobbiamo dirlo) saggio dedicato alle minoranze della storia d’Italia hanno partecipato, tra gli altri, gli autori Panarari e Motta, l’assessore Catellani (arrivato alle ore 18.40 laddove l’incontro era fissato per le 17.30), il politico on. G. Cuperlo, l’assessore comunale a Reggio e collaboratrice dello studio legale Catellani-Romolotti N. Maramotti, il presidente Boorea e dunque poeta booreale I. Cigarini, il capo-settore biblio G. Gasparini, l’on. A. Bernardi, il libraio Gazzini, i Max-friends A. D. Nuzzo e M. Montanari (usciti poco dopo l’inizio dell’incontro), la Max-addicted S. D. Antonio, P. Ferraboschi, R. Rabacchi (insieme alla madre) e gli scrittori C. B. Guarienti e A. Leccese. Assente M. Brioni, in panchina G. Pagliani e amiche.
In programma, il 18, la presentazione (con dibattito ma senza buffet: beh, un aperitivo vista l’ora ci stava) del libro “Elogio delle minoranze” (edito da Marsilio, da cui l’affettuosa denominazione “clan-club-claque dei marsiliesi” – dovuta alla nostra invidia di esclusi: speriamo in un ripescaggio) e firmato dai reggiani Max Panarari e Franco Motta.
Il volume, uscito nel giugno scorso, è stato precedentemente presentato al Campovolo di Reggio nel corso della Festa Nazionale del Partito Democratico (mercoledì 29 agosto – c’eravamo anche in quell’occasione, in quanto aficionados dell’argomento). Padrone di casa Leoni (Pd, presidente Rete), ospite d’onore lo storico e saggista e giornalista di Repubblica e spin doctor di Bersani Miguel Gotor (coetaneo di Panarari in quanto pure lui nato nel 1971).Del suo volume “Lettere dalla prigionia” (Einaudi, premio Viareggio-Rèpaci 2008 per la saggistica) il reggiano e dossettiano Alberto Melloni ha scritto: «Un’edizione critica rigorosa delle lettere che Moro scrisse negli ultimi cinquantacinque giorni della sua vita (…) Un bel lavoro storico, che merita di essere acquistato: per capire, o almeno per vaccinarsi dal bla-bla generalista degli anniversari».
Marsilio è la casa editrice (veneziana: il 51% è del gruppo Rcs) di Cesare De Michelis, fratello del socialista craxiano Gianni. Marsilio a Reggio è conosciuta anche perché ha pubblicato i primi due romanzi di Giuseppe Caliceti (“Fonderia Italghisa” – di cui per primi scrivemmo, sulla prima pagina del Carlino nel lontano 1996 – e “Battito animale”).
Il precedente e fortunato libro di Panarari, “L’egemonia sottoculturale”, è uscito nel 2010 per l’Einaudi, casa editrice acquistata nel 1994 dal gruppo Mondadori (Berlusconi), al quale appartiene tuttora.
Negli ultimi anni il professore universitario ha curato per conto del comune di Reggio (col via libera dell’assessore alla Cultura in carica da 9 anni, alias Giovanni Catellani, fan del filosofo Riccardo Panattoni, che i reggiani hanno avuto modo di conoscere durante le prime edizioni del festival “Fotografia Europea”, di cui è stato consulente) diverse iniziative o pubblicazioni, tra cui i “Lunedì del Mulino” (“Mulino” nel senso di casa editrice e annesso thinktank bolognese discretamente vicino a Prodi) e “Le parole della politica” (altro ciclo d’incontri molto interessanti, aperto dall’ospite speciale e politologo Piero Ignazi, direttore della rivista bimestrale “Il Mulino” fino al 2011).
Gli Ottimati (in latino Optimates, cioè la “setta dei migliori”) erano i componenti della fazione aristocratica conservatrice della tarda Repubblica romana.
Da Wikipedia: “In origine influenzavano la vita politica romana, essendo la gestione della Res Publica appannaggio soltanto di quella ristretta cerchia di nobili che avevano le possibilità e la cultura per dedicarsi alla politica. In seguito alla Secessione dell’Aventino, però, le classi popolari e piccolo e medio borghesi riuscirono a ritagliarsi una fetta di potere, da esercitare mediante loro rappresentanti: i tribuni delle plebe, magistrati dotati di potere legislativo (per esempio il diritto di veto su qualsiasi legge o decreto del Senato), nonché di auctoritas, ovvero l’autorità morale. Inoltre erano conferiti della sanctitas, ossia la sacra inviolabilità della loro persona, che rendeva ogni atto sovversivo, finalizzato a danneggiarli materialmente o fisicamente, un delitto gravissimo. Per rispondere a questa organizzazione politica del popolo, anche i patrizi romani si allearono tra di loro nel movimento politico degli “optimates” (it. “ottimi”, “nobili”), cioè il partito aristocratico”.