Quattro chiacchiere autunnali con Fausto Montipò, 63 anni e da 5 in pensione, cacciatore, già sindaco Pci
di Casalgrande negli anni 80 e oggi coordinatore IdV (zona ceramiche)
Cominciamo: ci vai su Internet?
No, mai. Mi piace la carta.
Giurassico. Come siamo messi a democrazia in Italia?
Male, è malata: chi è all’opposizione non dovrebbe fare come invece fa il Pd con il Pdl a livello nazionale, ovvero trattare. Bisogna controllare, contestare.
E a Casalgrande? Le minoranze sembrano mute. Fino a 10 anni fa c’era confronto, scontro: la Bigliardi con la sua lista di centrosinistra, Grossi con Rifondazione, Filippini con la Lega…
Anche questa è un’anomalia. La maggioranza ci gode, perché quando non hai qualcuno col fiato sul collo è ovvio che ti adagi, che ti credi così onnipotente che va a finire che fai delle puttanate. L’opposizione che si rassegna a ciò o non è capace o non ha voglia di fare quello che dovrebbe fare…
Magari è solo demotivata, rassegnata. Tempo e mezzi sono pochi, non si viene pagati se non a gettone, gli strumenti d’intervento sono sempre meno.
Le mie solo solo osservazioni, di carattere generale. Prendiamo il caso della Coop. Sportiva di Villalunga, che non sto a riaprire. Quando in aula è stata esclusa dai giochi nessuno s’è opposto. Via libera, tutti sostanzialmente favorevoli: ciò vuol dire essere perlomeno ingenui.
E’ un problema di selezione della classe dirigente?
Ovvio. La selezione non la fa più nessuno. Vedo sempre più gente, di potere, rivestire ruoli di grande responsabilità, gente che in un paese normale sarebbe in seconda o terza fila.
La famosa meritocrazia…
Si cercano yes-man, che non diano fastidio e facciano quel che c’è da fare. Chi ha un approccio critico, o pensa con la sua testa, viene lasciato in panchina e piano piano isolato. Le nuove generazioni vedono la politica come un modo per fare carriera, avere stipendi, vitalizi e privilegi. Si pensa innanzitutto a ciò che conviene e solo dopo, se va bene, a ciò che è giusto fare per la collettività. C’è troppa sudditanza anche all’interno degli stessi partiti.
Anche tu sei in un partito, anche tu fai parte della maggioranza…
E’ vero. Ma io ogni tanto mi smarco, quando non sono d’accordo dico la mia, correndo il rischio di risultare impopolare. Sul caso della Coop. Sportiva di Villalunga, come ti ho detto, ci siamo messi di traverso.
Lo sport…
Eh… Lo sport. Abbiamo realizzato importanti impianti sportivi pubblici, poi però regalati ai privati. Tipo lo stadio del capoluogo. Il Comune oltre a non far pagare alcun affitto alla società privata che l’ha in gestione dà un contributo annuo di 40.000 euro. Viene da dire che sarebbe più saggio gestirlo in proprio con una persona assunta a tempo pieno, stipendiata dall’ente pubblico. La convenzione dura 12 anni.
Poi?
Gli impianti di Salvaterra, Villalunga, in misura minore Dinazzano. Benissimo. Manca però una visione d’insieme, un progetto unitario, solidale, sennò sono solo tante casematte, piccoli contentini a singoli giardini privati. Col rischio, com’è successo, che una società impedisca all’altra di utilizzare gli impianti.
E io pago…
Il sindaco ha anche garantito per un mutuo di 250.000 euro relativo a un campo in erba sintetica: se non pagano paga il Comune.
Tu eri dei loro, una guida ascoltata, poi se passato a Di Pietro…
Non sono io che ho fatto cambio: sono loro che sono cambiati, e molto. A un certo punto la sinistra ha scelto l’eutanasia: non c’erano più i Ds, ma c’era il Pd, al quale non ho mai aderito. Ci volevano idee e gente nuova, invece le facce erano le stesse, cambiava solo la sigla.
Sei un rottamatore anche tu?
Abbastanza. D’Alema e Veltroni ad esempio hanno finito il loro ciclo politico 10 anni fa, e l’ho sempre detto. C’è gente del Pd che è in Parlamento da 30 anni, e questo non va bene.
Ti piace la giunta di Casalgrande?
Roba di ordinaria amministrazione, ma al giorno d’oggi avere i conti a posto (non aumentare le tariffe, non tagliare i servizi) è già molto.
Un obiettivo mancato di questi anni?
Nel nostro Comune è mancata la svolta ambientalista. Specie adesso, lo sviluppo non è solo costruire case, a parte che non c’è nemmeno più spazio… C’è troppo cemento, ma soprattutto non c’è domanda. La gente non ha soldi, c’è un sacco di invenduto.
Anni fa invece…
Si è costruito molto, per attrarre immigrazione. I casalgrandesi di tutta questa immigrazione non ne avevano alcun bisogno. La filosofia della giunta Branchetti è stata questa: fabbrichiamo, espandiamo e incassiamo gli oneri, coi quali ad esempio si è costruito il teatro. Bene. Ma se incassi oggi, poi domani devi pagare i servizi che dai ai nuovi arrivati, e fare questi interventi costa, e quindi è un cane che si morde la coda.
Quindi?
Casalgrande non aveva bisogno di passare da 13.000 a 20.000 abitanti in pochi anni, è stato un errore di valutazione. Oggi, poi, ci sono 945 alloggi nuovi da collocare. Già costruiti ma che nessuno acquista. Si deve quindi passare dagli interventi di quantità a quelli di qualità, del tipo: abbiamo massacrato il nostro territorio, fermiamoci un attimo, smaltiamo le scorte. E’ la cosiddetta decrescita felice, e ben venga la green economy.
Nel 2014 si vota, per la prima volta col doppio turno (ballotaggio) e Rossi non può ricandidarsi…
Dico che nei secondi mandati tutti i sindaci tendono a deragliare, cioè diventano difficilmente controllabili, perché tanto, visto che non si ripresenteranno alle elezioni, non devono farsi giudicare dai cittadini. E i partiti, che contano molto meno di un tempo, lasciano fare. I sindaci, poi, più che al locale oggi devono rendere ai loro capi regionali o romani, e perdipiù, o forse proprio per questo, hanno una curiosa tendenza a catapultarsi sulla scena nazionale… Renzi, Delrio…
Insomma, la politica di oggi non ti piace proprio…
Grillo non è un problema, come pensano i sapientoni, ma solo l’effetto di una malattia del sistema. Venendo meno le ideologie sono venuti meno gli ideali. Da sempre, poi, divido i politici in tre categorie: idealisti, opportunisti, ladri. Ma i ladri, almeno, rischiano qualcosa, e se sbagliano pagano. Gli opportunisti invece, e ce ne sono tanti, hanno ormai colonizzato la politica ovunque e a ogni livello, privando le nuove generazioni di un futuro.
Torniamo a Casalgrande…
E’ un tavolo sbilenco, poiché tecnicamente manca una democrazia compiuta, quella dove si discute e ci si scontra. Le opposizioni dormono, come abbiamo detto, e anche i giornali tacciono, o perché non hanno mezzi o perché non sono stimolati.
Di più: mancando i giornalisti locali, buona parte dei quotidiani sono riempiti con i comunicati che escono dagli uffici-stampa dei sindaci, ma questo è un altro discorso…
Voglio dire che l’Italia è una democrazia commissariata. Dai tecnici, cioè dai burocrati d’Europa. Dopo Berlusconi non siamo andati a votare: male! In Grecia invece ci sono andati due volte, e non sono morti, anzi. Qui invece il Pd ha avuto paura, perché non era pronto a governare. Mah…
E a Casalgrande?
I partiti condizionano poco, decidono i sindaci. Zero discussioni, zero elaborazione politica… però stanno tutto il giorno su Facebook e l’altro, come si chiama… ah, Twitter.
Chi sostituirà Rossi nel 2014? Vedi qualcuno in pole position? Ti faccio dei nomi e tu esprimi un tuo gradimento da 0 a 10… Vaccari (l’attuale capogruppo)?
Uno.
Esagerato… La Guidotti?
Uno. Ma perché è la moglie del sindaco… per il resto non la conosco.
Però… Cassinadri (l’assessore renziano)?
Dal 3 al 4: è un voto d’incoraggiamento, perché si applica.
E Giovannini, l’attuale vicesindaco, che è del tuo partito?
Sei… Massì, la sufficienza gliela do (ride – ndr).
A tuo parere, insomma, è un quadro desolante…
Beh, se l’andazzo è questo, cioè se i criteri di scelta della classe dirigente sono quelli della fedeltà al capo, il ricambio diventa difficile.
Come dovrebbe essere secondo te un sindaco perfetto nell’Italia 2014?
Onesto, che abbia spirito di servizio e pensi al bene comune prima che alla sua carriera; capace, e cioè che abbia un’intelligenza pratica… e se è giovane è meglio (ma non fondamentale). Se poi ha anche avuto un’esperienza di lavoro meglio ancora… perché la domanda è questa: una volta terminata l’esperienza pubblica, cosa va a fare un sindaco?
Parli delle cosiddette porte girevoli?
Branchetti ha fatto il sindaco per 9 anni, poi è tornano a fare il dipendente Unieco (si era messo in aspettativa). Bursi (sindaco nei primi anni ’90) è tornato a fare l’avvocato. C’è gente invece che dopo aver fatto il sindaco è rimbalzato tra un incarico e l’altro, tra partito ed ente pubblico, tra cooperative ed enti di secondo grado. Gente che magari negli ultimi 30 anni non ha mai avuto un lavoro vero e che per campare, e bene, è stato nominato di qua e di là, mentre invece la politica si dovrebbe fare per passione, non per posti a vita…
Già, i famosi enti di secondo grado…
Prendiamo il settore dei trasporti locali. Prima c’era solo l’Act, che era un unico consorzio, con tanti asset. Adesso invece abbiamo una galassia di società, uno spezzatino con tanti nuovi posti da presidente o dirigente… Fer, Seta, Dinazzano Po eccetera, la moltiplicazione dei pani e delle poltrone: alla faccia della spending review…
(Da “Agorà” / Continua… – 1)