
E’ primavera e ci risiamo, ancora primi e ancora veri: soffia un’aria di regime change e la rivoluzione tira assai, come la celebre patatina.
Di più: è tempo di “Risoluzione“, recita il poster del nuovo iPad sulla vetrina parolaia e giocoliera della Vodafone di via Toschi, proprio di fronte a casa Zar.
Svolte “a radicchio”, conversioni a U a un anno dalle rivolte in Libia, Tunisia, Egitto eccetera: non solo Aung San Suu Kyi in Birmania, anche detta Sukion-Sul-Kol.
Fasi nuove, vasi di Pandora, casi comunicanti: arancioni, rosa e ridanciani.
Non solo a Parma, dove Sgarbi mercoledì scorso ha rinunciato a presentare il suo Partito (Apparente) della Rivoluzione (Annunciata), con la Riccò pronta a fare la Duchessa.
Un vento di libertà arriva all’orecchio di tutta la Pene-isola, specie dopo i vergognosi casi dei rimborsi “erettorali” finiti nelle casse di tesorieri filibustieri e dei loro entourage-menage: il caso Lusi (controlli e-Lusi?, dirigenti col-Lusi? elettori de-Lusi?) e il caso Belsito (già: sembra un bel sito di pornopolitik, direbbe Dagospia) insegnano e indignano.
Per questo stanno nascendo ovunque nuove liste civiche, cui “Repubblica” recentemente ha dedicato due paginoni.
Il loro obiettivo? Trombare i vecchi partiti, ormai ai minimi storici (cioè ai massimi isterici) in termini di consenso: minima amoralia.
Eh sì, l’affare s’ingrossa: ne sa qualcosa Rocco Siffredi, parodia di candidato sindaco (“con le palle”) in diverse città italiane.
Dall’alto tradimento (dei politici) all’alto gradimento dei divi a luci rosse.
Per lui, sondaggi alle stelle, anzi, agli stalloni: segno che i cittadini, se proprio devono scegliere da chi farsi incul…care baggianate, scelgono l’originale.